E ora come lo dico a mio figlio?

dialoghi mamma e figlio

di Sabrina Ravazza
psicologa psicoterapeuta

 
Quale genitore non si è mai trovato di fronte alla difficoltà di dire qualcosa al proprio bambino? Ci sono cose da dire che possono davvero sembrare troppo grandi per un piccolo esserino. Come fare a dire certe cose ai bambini?

UN ESEMPIO
Tommaso, 8 anni, stamattina è andato a scuola come al solito, e non sa ancora che la sua mamma ha avuto un grave incidente e ha perso la vita. Come fare a dirgli questa terribile verità? E’ davvero una prova troppo ardua da sostenere, in un momento in cui pare che crolli tutto e non ci siano più certezze o punti fermi e il dolore travolge tutto.

“Una cerva dà alla luce un cerbiatto di nome Bambi, soprannominato “principino” in quanto un giorno erediterà dal padre la carica di Grande Principe della foresta, protettore delle creature del bosco dai pericoli dei cacciatori. Il piccolo cerbiatto fa rapidamente amicizia con un entusiastico ed energico coniglietto di nome Tamburino che gli insegna a camminare e parlare. Conosce presto altri amici, tra cui il cucciolo di moffetta Fiore e una cerbiatta di nome Faline, così come il suo potente e maestoso padre, il Grande Principe della foresta. Curioso e indagatore, Bambi chiede spesso del mondo che lo circonda e viene ammonito sui pericoli della vita come creatura della foresta dall’amorevole madre, a cui è estremamente legato.
Durante il primo inverno di Bambi, però, la madre viene uccisa da un cacciatore di cervi, lasciando il piccolo cerbiatto solo nascosto ad aspettarla in una radura. Provando compassione per il suo figlio abbandonato, il Grande Principe rivela a Bambi che sua madre non tornerà più e conduce il cucciolo a casa. All’arrivo della primavera Bambi è diventato un giovane cervo, e anche i suoi amici d’infanzia sono ormai grandi. Presto Bambi incontra la sua amica d’infanzia Faline, diventata ora una splendida cerva di cui si innamora. La loro storia supera diversi momenti di difficoltà e pericolo come un grande incendio che minaccia la vita della foresta intera. Alla fine tuttavia Bambi, suo padre, Faline e tutti gli animali della foresta riescono a salvarsi e la primavera successiva, Faline dà alla luce due gemelli sotto l’occhio vigile del loro padre Bambi, ormai pronto a diventare il prossimo Grande Principe della foresta.”
Anche di fronte alla perdita più grande quale quella di non avere più la mamma per un cucciolo, ci sono risorse per sopravvivere e andare avanti. Proprio come Bambi.

QUALI SITUAZIONI DA COMUNICARE
La perdita di una persona cara come un nonno o un genitore,  una malattia che necessiti lunghe cure o l’ospedalizzazione per qualcuno della famiglia oppure la separazione dei genitori, un cambiamento di casa o di scuola o più semplicemente anche che cos’è la sessualità, possono essere argomenti che in qualche modo mettono in difficoltà i noi genitori anche se ci sentiamo presenti e amorevoli.
CHE COSA MI FA PAURA
Perché mi sento in difficoltà? Ho paura che mio figlio non capisca? Non mi sento capace di trovare le parole giuste per fargli comprendere oppure temo di fargli troppo male? Forse credo di doverlo proteggere da una realtà che mi sembra “troppo” per lui. Provo vergogna forse, o che altro? Certo è che affrontare questo argomento mi infastidisce. Ciò tuttavia mi dice qualcosa di me. È utile questa sensazione per riflettere su me stesso; mi sta dicendo qualcosa che non è sempre chiaro o noto e che inevitabilmente “passa” anche agli altri, bambini compresi.
CHE COSA TENERE PRESENTE
Dobbiamo pensare che il nostro bambino è un “piccolo di adulto” e come tale dotato di tutte le risorse ed i mezzi per capire qualunque cosa. Occorre però avere un linguaggio che sia comprensibile in relazione alla sua età: parole semplici e immediate per spiegare concetti difficili, ricorrendo a esempi e metafore se è il caso: “Il papà e la mamma non si vogliono più bene e per questo è meglio che abitino in due case diverse. Proprio come gli uccellini che abitano in due diverse casette in giardino… Papà e mamma continueranno a volerti bene come prima” –  a titolo di esempio.
Va detta sempre la verità , non omettendo parti che potrebbero sollecitare brutti pensieri  per il bambino ed è  opportuno che insieme alla comunicazione di ciò che è avvenuto, riusciamo comunque a garantire la sua sicurezza e protezione; in altre parole dovrebbe passare il messaggio: “non aver paura. Tutto il resto tiene e sarà come sempre per te”. I bambini sentono gli stati d’animo di chi sta loro intorno e sono in grado di stare nelle emozioni, comprese quelle negative come la tristezza. Allora va bene anche mostrare loro qualche lacrima se siamo tristi, purchè facciamo vedere anche una via di uscita cioè non solo la faccia della disperazione ma anche una riparazione al danno. Infine dobbiamo rispondere a tutte le domande del nostro bambino, alle sue curiosità, dando risposte semplici e sincere.
QUALI SEGNALI OSSERVARE
Osservare il proprio bambino ci consente spesso di trovare la strada giusta per comunicargli cose difficili.
Per esempio trovare un luogo della casa che per lui sia confortevole e protettivo, magari riempiendolo dei suoi  giochi preferiti  o porgergli il suo pupazzo del cuore, può aumentare il suo senso di sicurezza anche di fronte ad un turbamento. Inoltre un’attenta osservazione di cosa succede dopo, può farci capire quanto la nostra comunicazione sia stata presa e digerita. Cominciare ad andare male a scuola, riprendere a fare la pipi a letto, momenti di forte rabbia possono essere segni di difficoltà meritevoli di richiedere un aiuto professionale specifico.
Perché E’ IMPORTANTE SAPER PARLARE COL PROPRIO BAMBINO
Perché se non si racconta quello che accade, il bambino sente comunque che qualcosa non va e colma i suoi dubbi con fantasie spaventevoli e a volte terrificanti. Questo può generare dei veri e propri traumi che fanno male allo sviluppo evolutivo del piccolo. Inoltre una comunicazione chiara e sincera rappresenta la base  per la nostra relazione.
HO IMPARATO A COMUNICARE CON MIO FIGLIO
Col buon senso, molta attività riflessiva, un costante spirito di osservazione e la costante voglia di mettermi in gioco ho imparato a comunicare con mio figlio. Qualche volta ho sentito il bisogno di leggere oppure  chiedere consigli a professionisti esperti, e questo mi ha aiutato a fare chiarezza. Poi ho imparato a lasciarmi andare e a improvvisare in funzione del momento e dell’accaduto. E’ bellissimo vedere come dalla sintonia della nostra comunicazione lui impara a stare con la vita, anche quando gli eventi non sono così splendidi.
QUANDO CHIEDERE AIUTO AD UN ESPERTO
Noi conosciamo il nostro bambino e ci accorgiamo quando qualcosa non va. L’osservazione ci aiuta a capire se è un momento passeggero oppure no. Qualunque segnale va colto e osservato. Facilmente può risolversi da solo, ma se diventa troppo forte o prolungato nel tempo, forse è un messaggio che aspetta di essere individuato e che ci porta all’origine del malessere.  A volte può essere piuttosto difficile decodificare una caduta nel profitto scolastico oppure interpretare un sintomo come per esempio fare la pipì a letto o strapparsi i capelli. In questi casi un aiuto specifico può essere illuminante.

 

Sabrina Ravazza - psicologa GenovaSabrina Ravazza
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