Gli adolescenti, la fatica di crescere e la via del corpo. Condivido una mia esperienza come terapeuta

di
Cinzia Termi
Psicologa Psicoterapeuta

“ Il confine è dove ognuno di noi comincia. Il margine è dove inizia la mia possibilità, dove riconosco ciò che mi manca e ciò che io non sono ma ciò che io non sono, se ci pensiamo bene, è ciò che io posso diventare ” Ugo Morelli

Da molti anni, ormai, il lavoro con gli adolescenti è diventato un momento centrale (e molto ‘nutriente’) nella mia attività professionale. Con alcuni pazienti, ho modo di utilizzare, spesso, strumenti corporei che si sono rivelati linguaggio fruibile ed efficace, in particolare per chi, come loro, è alle prese con il compito di crescere.
Con il passare del tempo mi sono accorta che proprio loro, gli adolescenti, sono fra coloro che in modo più sorprendente riescono a dimostrare nella pratica, nei progressi del loro percorso terapeutico, quanto il corpo abbia un ruolo cruciale nella funzione conoscitiva e come le esperienze corporee costruiscano modalità stabili di relazione con l’ambiente, di riconoscimento funzionale dei confini, di tessitura di un’identità creativa.
Talvolta il corpo di questi ragazzi non è un corpo che essi abitano, ma solo un corpo che altri guardano: manca, spesso, coscienza a livello cinestesico, l’attitudine ad esplorare la corporeità e il suo rapporto con lo spazio.
Lo yoga è una delle tecniche possibili per proporre un percorso di sensibilizzazione sulla via di una maggiore consapevolezza del proprio schema corporeo e delle sensazioni, porta di accesso, talvolta fondamentale, per avvicinare emozioni e sentimenti: lo yoga è al tempo stesso un sistema di conoscenza, una pratica ed una disciplina; si adatta all’ individuo e alle sue necessità. Attraverso la connessione fra respiro e corpo, fermo e in movimento, la mente si avvicina al corpo e sviluppa rappresentazioni cinestesiche e propriocettive che integrano e superano quelle prettamente visive.
Nel lavoro con lo yoga il ruolo della colonna vertebrale è centrale; spesso negli adolescenti che ho incontrato la sensibilità in questa parte del corpo è scarsa: la schiena è una parte del corpo vista poco e percepita, dunque, ancora meno di altre. La colonna tende a ‘crollare’ su se stessa e il peso del corpo viene scaricato in parte sulle spalle e in parte sulla zona lombare ed addominale. La colonna non sostiene in modo uniforme il peso del corpo e in posizione seduta questo appare evidente: la base della colonna è debole, gli ischi non appoggiano completamente a terra, la colonna non scarica dunque al suolo, si incurva e rimane indietro rispetto al proprio asse; di conseguenza i muscoli della schiena si contraggono nel tentativo di compensare la mancanza di sostegno a livello vertebrale. Durante i lavori di flessione e torsione del corpo questa rigidità risulta chiara: occorre allora pensare a sequenze semplici che possono avere come filo conduttore il passaggio dal chiuso all’aperto, dal (sos)tenere al lasciare andare. Nel passaggio e nella sosta fra questi opposti, gli adolescenti hanno occasione di trovare una via che li traghetta verso una maggiore aderenza alla vita e una maggiore conoscenza di sé e creatività.
Con il progredire nella pratica i miglioramenti a livello posturale risultano evidenti: i ragazzi e le ragazze risultano meno curvi e accartocciati su loro stessi, hanno maggiore flessibilità e una base d’appoggio più solida perché meno rigida. Nelle sequenze in movimento, da una condizione iniziale di movimento ridotto, meccanico e ripetitivo, essi passano ad aumentare progressivamente lo spazio occupato nella stanza, con una diversa relazione ‘tra’ loro e lo spazio e loro ‘nello’ spazio. Il movimento diventa, lentamente, un movimento di esplorazione a cui vengono associate traiettorie differenti e differente consapevolezza.
Oltre al lavoro fisico delle posizioni del corpo, le tecniche di respirazione, che lo yoga propone, possono risultare molto utili: il dare priorità alla coscienza del respiro naturale e avvicinare, poi, pratiche più complesse, permette di calarsi nel presente e lavorare direttamente sulla qualità della mente.
Capita con frequenza che proprio un nuovo dialogo fra corpo e spazio esterno, ad esempio sperimentando una postura personale che faciliti e passi attraverso il movimento, senza cadere nell’immobilità e nella rigidità, o una respirazione che permetta di contattare l’esterno attraverso fasi di inspiro ed espiro più complete, rendano possibile un ‘dialogo’ nuovo, che ci fa assistere alla nascita di uno spazio interno in cui ascoltare ed iniziare a riconoscere le emozioni: questo momento coincide spesso con la percezione di maggior benessere ed apertura e di capacità di simbolizzazione del proprio vissuto.
La riscoperta del canale propriocettivo facilita l’accesso al vissuto emotivo : il contatto con la terra, il lavoro lento e graduale in cui si impara a tollerare di ‘stare’ nella postura, approfondendo il processo di trasformazione corporea che lo richiede, il prendere fisicamente possesso dello spazio esterno, un respiro in cui si è presenti, permettono di riconoscere l’esistenza un ‘luogo’ in cui potersi ascoltare, riconoscere ed in cui mentalizzare le emozioni. Offrire la possibilità di imparare a stare con la sensazione potenzialmente frustrante, senza fuggire subito, senza cercare immediato conforto o passare ad altro, apre alla necessità di cercare il proprio limite e il confine, senza forzare, ma anche senza rinunciare subito. Un antidoto, questo, alla legge del ‘tutto o nulla’, di cui l’adolescenza è talvolta intrisa: in questa pratica si impara a stare con quello che c’è, a sentire, a percepire i piccoli cambiamenti sviluppando la pazienza e l’ascolto che ampliano l’esperienza che si ha di sé.
Questo ampliamento trasforma: sostiene la capacità di narrarsi e nutre il coraggio di diventare grandi.

bibliografia
Charmet G. P., (2000), I nuovi adolescenti, Raffaello Cortina, Milano
Marchino L., Mizrahil M., (1998) Il corpo non mente, Saggi Frassinelli, Milano
Nizzoli U., Colli., (2004), Giovani che rischiano la vita. Capire e trattare i comportamenti a rischio negli adolescenti, McGraw-Hill, Milano
Testoni I., (2002), Il sacrificio del corpo, Il Melangolo, Genova

presentazione dell’autore:
Dott.ssa Cinzia Termi,
Psicologa e psicoterapeuta.
Insegnante di yoga e operatrice shiatsu.
Utilizza tecniche a mediazione corporea.